L‘e-commerce, o per meglio dire anche vendita online o commercio elettronico, è l’insieme delle attività di compravendita che avvengono sul web. L’e-commerce a livello internazionale è una realtà ormai consolidata grazie alla diffusione della tecnologia e dell’automazione in tutti i settori merceologici.
L’Osservatorio B2c del Politecnico di Milano ha rilevato che, solo gli italiani, nel 2017 hanno speso 24 miliardi di euro in acquisti online, comprando per il 52% beni e prodotti e per il restante 48% servizi.
Se siamo sempre acquirenti a preferire l’acquisto online per tutta una serie di motivi (velocità, qualità, efficienza, trasparenza nell’acquisto) è vero allora che “dall’altra parte” ci sono anche molte imprese, sia di piccola che di grande dimensione, che si sono organizzate per la vendita online. Dal 2010 al 2016, in soli sei anni, le imprese che fanno e-commerce sono cresciute del 118% in Italia. Circa 16.000 aziende che si stima possano arrivare a 50.000 in un neanche troppo lontano 2025.
Un dato sorprendente che riguarda diversi settori d’acquisto: dagli alimentari all’abbigliamento, dalla tecnologia all’editoria. E noi vogliamo rivolgerci proprio alle aziende che acquistano e vendono su Internet per la gestione dei rapporti con il Fisco.
Vendita online, ecco cosa sapere per essere in regola con il Fisco
Chi intende avviare un’impresa di e-commerce, come forma alternativa rispetto al commercio fisico, deve fare i conti con degli adempimenti fiscali puntuali. Il rischio più grande che si corre se non si è in regola con il Fisco, è quello di incorrere in sanzioni non proprio piacevoli soprattutto se si è all’inizio dell’attività e, si sa, il business ha bisogno di entusiasmo. Molto spesso poi, alcuni errori sono dovuti a consulenti che non conoscono bene la normativa di settore, considerando che si tratta di un mercato e di una legislazione conseguentemente giovane.
#1 Vendita online, il primo passo verso l’e-commerce è aprire la partita IVA
Per prima cosa, e non è scontato dirlo, è necessaria l’apertura della partita IVA. Questo passaggio si rende obbligatorio quando l’attività non è più saltuaria né occasionale, ma ha il requisito dell’abitualità. La sistematicità infatti, esclude l’occasionalità: l’attività non è più svolta sporadicamente. Se lo fosse, l’apertura della partita IVA non sarebbe obbligatoria.
#2 Vendita online, la Comunicazione Unica del Registro delle Imprese
Grazie alla Comunicazione Unica del Registro delle Imprese, è possibile aprire una partita IVA online a costo zero. La Comunicazione Unica è un servizio informatico che permette di assolvere tutti gli adempimenti per l’avvio di un’impresa e successive modifiche e cancellazioni. Il principio sul quale si basa la Comunicazione Unica è la semplificazione amministrativa e, nell’ottica del dialogo tra le diverse componenti della Pubblica Amministrazione, la pratica è unica e consente di gestire:
- modello per l’Agenzia delle Entrate
- modello per il Registro Imprese
- modello per l’INAIL
- modello per l’INPS
- eventuale SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per il SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive) del Comune nel quale si intende avviare l’attività.
#3 Vendita online, obbligo di rendere visibile la partita IVA
Il Decreto del Presidente della Repubblica n.404 del 2001 stabilisce l’obbligo di rendere visibile sulla propria vetrina di commercio elettronico il numero di partita IVA. La mancata esposizione del numero di Partita IVA è perseguita dalla legge con una sanzione amministrativa variabile da 258,23 a 2.065,83 euro, trattandosi di violazione agli obblighi di comunicazione prescritti dalle norme tributarie.
#4 Ecco cosa si deve comunicare all’Agenzia delle Entrate per le attività di e-commerce e di vendita online
Si deve comunicare all’Agenzia delle Entrate l’indirizzo del sito web, i dati identificativi dell’Internet Service Provider, l’indirizzo di posta elettronica, il numero di telefono e di fax. La vendita a operatori economici di altro Paese UE prevede anche un ulteriore passaggio e cioè l’iscrizione al sistema per lo scambio di informazioni sull’IVA VIES (Vat Information Exchange System). Inoltre, consultando il sito web del sistema VIES è possibile verificare se un’impresa sia stata registrata per gli scambi all’interno dell’Unione europea.
#5 Quando non ci sono adempimenti fiscali nell’e-commerce?
Non ci sono obblighi fiscali se si vende su siti come eBay, Subito.it e altri del genere alcuni oggetti di proprietà. Il Fisco infatti non interviene quando la vendita avviene su siti che fungono da intermediari perchè non ricorre il requisito della produzione professionale di beni. In questo caso si parla di e-commerce indiretto, poiché l’acquirente riceve dal venditore la consegna fisica del bene. In questo caso:
- non c’è obbligo di emissione della fattura salvo che la stessa sia richiesta dal cliente entro il momento di effettuazione della cessione, come previsto dall’articolo 22, comma 1, n. 1), del DPR n. 633/72;
- non c’è obbligo di certificazione dei corrispettivi mediante scontrino o ricevuta fiscale. In questo caso vale l’esonero di cui all’articolo 2, del DPR n. 696/1996.
#6 Effettuare prestazioni da freelance online è configurabile come e-commerce?
Chi offre prestazioni occasionali via Internet, può liberamente esercitare fino a 5.000 € di ricavi annui non dimenticando l’indicazione di prestazione occasionale ai sensi dell’articolo 67 lettera i) del DPR 917 del 1986. La nota sarà soggetta a una ritenuta d’acconto del 20% e i redditi dovranno essere inseriti nella dichiarazione e nel caso di importi superiori a 77,47 euro, sono soggetti a imposta di bollo. Se si superano i 5000 € ci si deve iscrivere alla gestione separata INPS.
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