Basta essere quarantenni per ricordarsi com’era difficile cercare un numero di telefono, un negozio, un libro o un annuncio prima dell’avvento della Rete. Oggi il motore di ricerca nel web è più indispensabile del motore dell’auto: Google ne sa qualcosa, con i suoi due miliardi di utenti sparsi in tutto il pianeta. Ecco tutta la storia del logo del motore di ricerca Google, e curiosità che riguardano il suo futuro.
La Storia del logo del motore di ricerca Google è un esempio di branding di successo
Tutti sanno che Google è un motore di ricerca nato ufficialmente nel settembre del 1998, registrato da Larry Page e Sergey Brin, due studenti dell’Università di Standford, California. Certo, non immaginavano che vent’anni dopo, due miliardi e mezzo di utenti avrebbero usato Android, un miliardo e mezzo un account di Gmail e circa due miliardi YouTube. Tutte creature del marchio, insieme a molti altri progetti, che da qualche anno sono separati da Google e controllati da Alphabet.
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Tra successi planetari e scivoloni, Google non ha aspettato molto per modificare il suo logo, come vuole una sana politica di branding. Il dato immutabile è sicuramente il nome: deriva dalla parola Googl del 1938, che indica un numero a cento zeri, quindi una dimensione spropositata. I due fondatori pensarono giustamente che il nome del brand dovesse esprimere la mission dell’azienda che avevano in mente: l’organizzazione di una mole immensa di dati, come quella presente nel web, a cui veniva dato accesso tramite un motore di ricerca. La parola scelta sarà poi Google, che si ricollega ad un verbo inglese, to google, “sbarrare gli occhi dalla sorpresa”: scelta sensitiva che si è rivelata vincente.
Trovato il nome, Google aveva poi bisogno di un logo
Trovato il nome, Google aveva bisogno di un logo: niente di complicato, un segno facile da ricordare e soprattutto, un logo da poter veicolare sul web. Dopo una serie di tentativi con il software di foto-ritocco GIMP, i due titolari compresero di aver bisogno di un designer competente per avere successo. Scelsero così l’architetta brasiliana Ruth Kedar, forte del suo Master in graphic design fresco conseguito alla Stanford University. Il logo inventato dalla Kedar non era altro che il nome del brand scritto con il carattere Catull. La prima idea della designer fu una semplice scritta nera su fondo bianco, che viene ancora usata per il marchandiser dell’azienda, stampata su borse, maglie, oggetti per l’ufficio e tanto altro. E’ in vendita sul sito E-commerce di Google. Ma questo primo logo non corrispondeva ai due focus stabiliti dall’azienda: la leggibilità e la giocosità. Insomma, come se dovesse dire al pubblico: «ragazzi, con noi trovare la notizia è facile come uno scherzo!», strizzando l’occhio.
La Kedar centra l’obbiettivo dopo otto tentativi, decidendo di utilizzare solo i colori primari per le lettere del logo, ma colorando di verde la L, per esprimere una certa tendenza dell’azienda alla trasgressione delle regole. Una mission a cui il brand non è venuto meno, viste le accuse di vendita di dati personali alle aziende. L’aggiunta del punto esclamativo vale come rafforzativo ma scompare due anni dopo la nascita del marchio, usato da Google tra il 1997 e il 1999.
Da questa data fino al 2011, viene inserita nella scritta un’ombreggiatura maggiore che dà tridimensionalità al logo, tirandolo fuori dallo sfondo bianco. Tra il 2013 e il 2015 il logo Google si appiattisce, diventando una scritta in stampatello minuscolo creata con il font Serif Catull, ancora colorata con blu, giallo, rosso e il trasgressivo verde. Tamar Yehoshua e Bobby Nath, dirigenti del settore marketing di Google, spiegano al pubblico perplesso che il nuovo logo è stato ripensato per essere letto sui dispositivi digitali e touch, dunque alleggerito per consentire il caricamento veloce della pagina. In aggiunta compare il microfono colorato dell’assistente vocale.
Anche se i cambiamenti del logo Google hanno ragioni pratiche, gli utenti non si dimostrano entusiasti: nel 2015 l’accusa è quella di aver ridotto l’aspetto del logo Google a quello di un magnete da attaccare alla porta del frigo. Un segno questo, dell’impatto che la grafica di un logo aziendale può avere sul pubblico nel momento del re-branding.
L’invenzione dei Doodle di Google da imitare per il tuo marchio aziendale
Ogni brand può costruire i propri, partendo dal suo logo: stiamo parlando dei Doodle, che danno al logo la veste più adatta alle occasioni particolari. Inutile dire che i più famosi sono i Doodle di Google.
Il primo nasce casualmente, il 30 agosto 1999, grazie ai fondatori del marchio che pasticciano sul logo aziendale per comunicare, sulla home page del sito, la loro partecipazione al festival Burning Man, nel deserto del Nevada. Succede così che dietro la seconda “o” della parola Google viene disegnata la figura di un omino stilizzato. Un messaggio scherzoso per segnalare agli utenti che i fondatori erano piuttosto defilati nell’evento. Da qui parte l’idea di trasmettere, attraverso il logo leggermente modificato, una reazione o un sentimento quotidiano dell’azienda riguardo le celebrazioni mondiali. I Doodle di Google non solo vengono ideati giorno per giorno, ma anche differenziati rispetto alle home page dei vari posti del mondo.
Dopo il successo del primo Doodle, nel 2000 tocca a un vero grafico, Dennis Hwang, entrato in azienda come stagista e oggi web master di Google, disegnare il Doodle per celebrare la presa della Bastiglia. In seguito, le più grandi star del mondo dello spettacolo, delle arti e della scienza sono state ricordate nel logo del motore di ricerca, mentre per gli avvenimenti tragici il Doddle di Google diventa in bianco e nero.
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Attualmente la creazione dei Doodle di Google è affidata a un team di designer che ha il compito di stabilire empatia con enormi fette di pubblico, stimolando curiosità e desiderio “di saperne di più”, fondamentali per un motore di ricerca. Google tiene aperto il team dedicato ai Doodle a tutti gli utenti; chi ha un’idea simpatica da proporre, può farsi aiutare da un graphic designer freelance e inviare il Doodle a proposals@google.com.
Cosa riserva il futuro al brand Google e al suo logo? Grandi partnership e innovazioni
Dobbiamo attendere fino al 7 Maggio per partecipare all’edizione 2019 di Google I/O, la conferenza mondiale degli sviluppatori Google a Mountain View, vicino San Francisco. Durante questa kermesse solitamente se ne scoprono delle belle sul brand. Cosa bisogna aspettarsi da Google per i prossimi mesi? Certamente novità sui gadget, ma soprattutto su quella che sta diventando la vera star del motore di ricerca: Google assistant. Le ricerche vocali sono in grande ascesa, visto che Google viene usato sui dispositivi mobili. E proprio l’assistente vocale di Google ha avuto un ampio spazio all’International CES 2019 tenutosi a Las Vegas lo scorso mese di gennaio.
All’interno di uno stand preso d’assalto dai visitatori, Google ha mostrato al pubblico la storia di un papà costretto a badare da solo ai figli per un’intera giornata, che se la cava perfettamente grazie ai comandi verbali rivolti a Google. Così riesce a trovare la strada giusta in auto, a tradurre una frase dall’inglese al francese e a districarsi nelle mille piccole difficoltà della giornata. La novità è che Google ha presentato oggetti realizzati in partnership con altri brand, tutti incentrati sulla funzione vocale, come la sveglia di Lenovo, lo smart display per la cucina di KitchenAid e l’accendisigari smart di JBL che addirittura si collega via Bluetooth al telefono.
L’assistente vocale 2.0 aiuta anche in Google Maps, ad esempio per chiedere di ritornare nel ristorante già visitato una settimana prima, di cui non ci si ricorda il nome e l’indirizzo. E’ possibile quindi che l’assistente di Google a breve abbia una sua immagine precisa affiancata al logo? Staremo a vedere.
Altro mistero da svelare: Google ha comunicato nello scorso gennaio l’accordo con il brand di orologi Fossil, per l’acquisto della proprietà intellettuale di alcune soluzioni tecniche del valore di 40 milioni di dollari. In verità tra Google e Fossil un nesso c’è: infatti la maggior parte degli smartwatch oggi sono basati sul sistema operativo WearOS, software realizzato da Google. Qualsiasi siano i cambiamenti in vista per il brand Google, quel che è certo è che si rifletteranno immediatamente sul logo.
Tieni d’occhio il logo di Google e quello della tua azienda
I cambiamenti del logo del motore di ricerca Google hanno seguito di pari passo le trasformazioni del colosso mondiale del web. Anche la tua azienda può avere un logo e un Doodle quotidiano progettato da un graphic designer freelance: basta sceglierne quello più adatto!
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